sabato 4 febbraio 2012

Miraggio o noia ?




I giovani devono abituarsi all'idea che non avranno un posto fisso tutta la vita. .... Del resto che monotonia avere un posto fisso ...
Quetsa frase Del Presidente del Consiglio Monti - certamente infelice in un mondo dove anche un lavoro precario rischia di essere un miraggio - ha scatenato facili polemiche da parte dell'opinione pubblica.

Solleva però un tema importante, che probabilmente ha un impatto potenziale significativo sulla crescita del paese. Siamo un paese a scarsa mobilità. Sociale, lavorativa, geografica.
Le tre sono interconnesse; se fosse più' facile spostarsi geograficamente, sarebbe meno difficile trovare un lavoro più' interessante (almeno si potrebbe guardare a un bacino maggiore di opportunità') e questo sarebbe un vantaggio sia per il dipendente che per l'azienda.
Perche' non abbiamo sufficiente mobilita' geografica?

Molti pensano siano ragioni culturali, dovute al nostro attaccamento alla nostra terra. Io non credo. Basta vedere il numero di giovani che vanno a studiare e a lavorare in un'altra città. O in tempi più antichi i flussi di emigranti.

Io penso che molto sia dovuto a ragioni di incentivi economici. Segnatamente al mercato della casa.

Il mercato degli affitti in Italia è ammazzato dal fatto che dare una casa in affitto può significare non avere certezze su quando si rientrerá in possesso del bene.
La casa è un bene primario, alla scadenza del contratto il proprietario dovrebbe essere in grado di tornare in possesso della casa in meno di una settimana. Solo così, chi dispone di una casa la darebbe più facilmente in affitto.
È una emergenza nazionale - lo dico senza esagerazione - di cui nessuno parla in questo paese, che invece per sfrattare un inquilino moroso possono passare anche 4 o 5 anni, e che spesso inquilini morosi chiedono al proprietario una "buonuscita" per lasciare l'appartamento.
Le poche volte che se ne parla c'e' qualche fantomatica Sindacato degli Inquilini che tira fuori la storia di quella povera vecchietta che il proprietario di casa vuole buttare sulla strada. Ma questo distorce la realtà'.

Sull'acquisto poi, esistono troppe tasse e costi associati. Qui a Boston sto comprando casa, e di oneri accessori all'acquisto pagherò circa 1000 dollari: 350 per un'ispezione per verificare il funzionamento di tutto e la assenza di problemi funzionali sull'immobile e circa 700 per un avvocato.
Niente tasse, niente oneri di registrazione, niente notaio, niente costi per l'agenzia di intermediazione (l'agenzia la paga il venditore. L'agente del venditore divide la commissione di vendita con il mio agente, che io ho scelto per aiutarmi a cercare casa. Io non pago nulla).

Quindi riassumendo:
- il mercato degli affitti deve essere rilanciato garantendo il rapido (entro una settimana) ritorno in possesso dell'immobile a fine locazione, o in caso di inquilino moroso
- il mercato dell'acquisto deve essere reso più fluido, eliminando tasse sulla compravendita e oneri notarili e spese di registrazione.

Così sarebbe meno oneroso essere "mobili sul territorio". Questa mobilitá si trasferirebbe al mercato del lavoro.

Le tasse sulla registrazione possono essere compensate da un incremento dell'Ici sulla casa. Si', sto parlando di un ulteriore aumento dell'ICI (o Imu), rispetto a quello appena fatto.
Sulla casa che sto per comprare a Boston pagherò (come prima casa) oltre 9.000 dollari l'anno in tasse. Detraibili dal reddito imponibile.

Affrontare la questione della casa sarebbe una riforma a costo zero, di quelle strutturali, che:
1. aiuterebbero la crescita del paese
2. restituirebbe certezza del diritto nel caso dei proprietari che oggi non possono godere del loro bene perchè occupato da inquilini morosi o dopo la scadenza del contratto
3. aumenterebbe l'equita' fiscale (l'ulteriore incremento dell'ICI colpirebbe soprattutto i multiproprietari di immobili, che non necessariamente sono lavoratori dipendenti, quindi non necessariamente hanno pagato aliquote fiscali corrispondenti a quanto effettivamente guadagnato
4. darebbe un ulteriore contributo a liberalizzare (spostamento degli oneri notarili a favore di altri professionisti, a tariffe inferiori)

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